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Tecnologia

  • Position Paper
  • "Tecnologia, Business, Ambiente, Servizi"
  • Numero 02 - 25 Luglio 2018
Pablo Jarauta
  • Pablo Jarauta

La sociologia del mondo contemporaneo ha segnalato la maniera in cui i grandi progressi tecnologici, sviluppati nel corso degli ultimi decenni, siano stati i fattori principali dei cambiamenti che si sono prodotti nei diversi livelli delle società attuali. Il ruolo che la scienza e la tecnologia hanno esercitato già nella prima Rivoluzione industriale, come Lewis Mumford aveva riportato nella sua storia della tecnologia, oggi continua a essere utile per comprendere i processi che sono alla base dei grandi cambiamenti scientifici, economici, sociali e culturali della nostra epoca. Dalla società della conoscenza ai diversi modelli di produzione che reggeranno le economie del futuro possiamo tracciare una linea di intervento che modifica qualitativamente il nostro sguardo sul mondo e sul futuro.

La tecnologia oggi vive un momento di grande visibilità, in quanto occupa un posto centrale nella discussione generale sul mondo e sul futuro. La tecnologia crea valore, favorisce l’emergere di economie (per lo più mediante l’aumento della produttività, la sostituzione del lavoro umano, manuale come anche quello vincolato alla gestione), ad esempio negli ambiti della manifattura, dei servizi e dell’agricoltura. La tecnologia crea valore con nuovi mercati che nascono dall’invenzione di nuovi prodotti (medicine, materiali), nuovi processi (stampa 3d, chirurgia robotica) e nuovi servizi (Facebook, Google, Amazon).

Le tecnologie che negli ultimi 50 anni dominano il nostro mondo sono l’informatica, l’ingegneria genetica e i nuovi materiali. In questo periodo si può avvertire una tendenza verso l’ibridazione tra distinte tecnologie (ad esempio intelligenza artificiale + ingegneria genetica + big data) al fine di costruire una realtà che presto sarà molto diversa da quella che conosciamo oggigiorno. Si può avvertire anche un’accelerazione dei processi tecnologici verso una crescita esponenziale motivata dalla concorrenza di diversi fenomeni: dal peer review all’aumento della capacità di calcolo o alla contrazione dei costi delle operazioni.

È possibile trovare un by-product importante di questo fenomeno nell’aumento della disuguaglianza, a cominciare dalla divisione tra le persone che si interessano di tecnologia e quelle che scelgono di ignorarla, senza comprendere che, per lo meno in determinate dimensioni, si rivela inevitabile, dominante e ubiqua. Per le persone che dominano la tecnologia le possibilità economiche, professionali, esistenziali sono infinite; nel mentre, tutti gli altri la subiscono con maggiore o minore consapevolezza, utilizzandola parzialmente e in modo marginale.


La tecnologia appartiene principalmente al mondo scientifico; il mondo economico la utilizza e se ne interessa in quanto strumento per creare valore in misura diversa in base ai differenti settori. L’ambito in cui si conosce meno e meno sembra essere compresa è la politica, oggi dominata dall’incompetenza; il che spiegherebbe il divario radicale e crescente tra il tragitto compiuto dalla tecnologia e la società con i poteri che la organizzano, un allontanamento sostanziale e progressivo con effetti disastrosi sulle persone più deboli e più indifese.

Le relazioni tra il Design e la tecnologia sono molteplici e operano su piani diversi. La tecnologia può essere parte di un progetto: che sia un prodotto o un servizio, il Design può progettare l’interazione tra la tecnologia e l’utente. Quando la tecnologia è un martello o una spada (tra questi due esempi esiste una grande varietà di tipologie), l’interazione è relativamente semplice; tuttavia, nel caso di un servizio complesso come Facebook, l’interazione e l’interfaccia sono progetti estremamente sofisticati. Nel caso di un progetto di moda, si parlerebbe del messaggio e dell’estetica, della grafica stampata o digitale, statica o animata e così via. Nel caso di un progetto di una nuova azienda, occorrerebbe riferirsi alla strategia complessa che consenta di rilanciare l’economia di un paese aumentando le esportazioni. Verrà il giorno in cui il progetto utilizzerà la tecnologia a favore della democrazia e potremo liberarci, almeno parzialmente, degli attori che tramite la corruzione arrivano al potere.

Si potrebbe citare un ultimo livello relazionale, più filosofico, in cui la tecnologia è il mezzo per realizzare uno scopo mediante un progetto il cui coautore è un designer; qui occorrerebbe riferirsi a una dimensione politica e sociale nella definizione tanto dello scopo quanto del processo per raggiungerlo.


Il designer, o meglio il team multidisciplinare che produce il Design contemporaneo, oggi ha accesso a una sovrabbondanza di tecnologia disponibile. Ciò implica un interrogativo sul modo in cui utilizzarla e in special modo a beneficio di chi. Inoltre, implica un approccio olistico, sofisticato, complesso, che va ben oltre la tradizione del Design industriale del XX secolo.

In tale direzione, una formazione completa riguardo alla tecnologia è impensabile. Nessuno può aspirare a saperne tutto. Le necessità formative del designer diventano apprendere ad apprendere, individuare ciò di cui ha bisogno, interagire con specialisti e tecnologi. Il designer deve imparare a farsi domande ai fini del progetto e ad andare oltre gli aspetti tecnici; nel caso dell’imprenditore lo scopo spesso non è il progetto in sé quanto piuttosto il guadagno che l’uso della tecnologia gli consente.

Il designer oggi ha bisogno di una visione d’insieme, e di comprendere le tendenze più rilevanti delle tecnologie specifiche applicate ai diversi problemi, ha bisogno di capire che nessuno gli potrà insegnare tutto, che il tempo è qualcosa di finito e che è lui stesso a essere responsabile della sua formazione, partendo dall’accesso all’infinità di fonti disponibili. Questa visione d’insieme, questo sguardo sul mondo che il designer deve costruire passa, pur non esclusivamente, per nozioni di base delle diverse sfere della conoscenza, come la scienza o le materie umanistiche, e anche per qualche rudimento di tecnologia ed economia.

Il Design si colloca così in un nuovo orizzonte, in una reinterpretazione della tensione a cui ha sempre fatto ricorso la cultura del progetto dalle prime avanguardie. Oggi i nuovi Laboratori sono già il luogo della sperimentazione e del progetto, della formazione e della produzione, declinando così tutti i campi in cui il Design esercita oggi un ruolo determinante nella configurazione dei nuovi modelli di vita e in sostanza delle nuove società.

La tecnologia è lo strumento; idealmente, il designer la userà come qualunque meccanico impiega i suoi utensili, passando con naturalezza dall’uno all’altro, in modo automatico e continuo, con la sicurezza di chi ha il controllo assoluto degli strumenti che utilizza.

La tecnologia è parte fondamentale di qualunque progetto relativo all’ambito sempre più complesso della formazione. L’integrazione delle nuove tecnologie obbliga a modificare i nostri modi di lavorare, adeguandoli ai nuovi processi di produzione e professionalizzazione. Ciò obbliga a trasformare la vecchia Scuola in veri Laboratori di ricerca che consentano il trasferimento delle nuove tecnologie al sistema di produzione dei nuovi oggetti.

Le necessità formative del designer diventano apprendere ad apprendere, individuare ciò di cui ha bisogno, interagire con specialisti e tecnologi. Il designer deve imparare a farsi domande